lunedì 26 febbraio 2007

Come vorrei l'Istituto di Cultura, ovvero: riflessioni di una impiegata a contratto

News ITALIA PRESS, 26 febbraio 2007
Amsterdam - Silvia Terribili, nata ad Amelia (Umbria, Italia) nel 1957, laureata in lingua e letteratura inglese, tesi di laurea su Rembrandt nella letteratura olandese, lavora all'Istituto di Cultura di Amsterdam dal 1989. "Dal 1993 sono stata incaricata del coordinamento dei corsi di lingua e cultura, e da allora redigo un esame annuale ai diversi livelli ALTE. Dal 1998 produco due test intermedi e un esame finale dei nostri corsi basati sui livelli ALTE. Insegno italiano in alcune classi. Attualmente coordino 10 docenti per 45 corsi e 550 studenti. Collaboro alle manifestazioni culturali come conferenze, teatro, cinema, concerti e tengo workshop e conferenze sul cinema italiano anche fuori dell'Istituto. Per l'Istituto ho organizzato diversi eventi culturali e festival nel corso degli ultimi anni tra cui, un festival sul multiculturalismo in collaborazione con gli altri istituti di cultura europei, diversi convegni sulla poesia italiana e incontri con grandi scrittori italiani, nonché un festival di cinema italiano presso una delle principali sale di Amsterdam". Iscritta alla CGIL e membro del cordinamento Esteri della CGIL, iscritta a Italia dei Valori e candidata nell'aprile 2006 per la circoscrizione Estero Europa (ottenendo1.396 preferenze), alcuni giorni fa si era fatta portavoce del disagio e delle preoccupazioni dei contrattisti (Nuova dignità per i contrattisti News ITALIA PRESS N° 31 del 14 settembre 2007). Collabora a Radio Onda Italiana .

A che cosa servono gli istituti di cultura? Quale deve essere la loro missione?
A queste domande si possono dare solo delle risposte politiche, e per dare delle risposte politiche bisogna partire da una filosofia. La mia è una filosofia progressista, di sinistra, in cui la cultura diventa veicolo per promuovere la civiltà, gli scambi e la conoscenza reciproca e la mediazione culturale. Gli istituti non sono chiamati a svolgere un ruolo nel naturale mercato dei prodotti italiani, bensì a fornire il valore aggiunto della cultura, incoraggiare lo studio della lingua, offrendo un prodotto specifico che sono corsi di lingua anche commerciale per le aziende, e eventi culturali che arricchiscono il panorama culturale italiano già esistente e già fortemente sviluppato in ogni paese.

Sponsorizzazione o direzione artistica?
Quello che secondo me gli istituti non devono fare, è limitarsi a sponsorizzare eventi esterni, pur di altissimo livello, in cui le istituzioni italiane non forniscono valore aggiunto. Faccio un esempio per chiarire. E'meglio offrire 5000 euro a un megafestival di cinema olandese con una sua direzione artistica autonoma, ottenendo come ricompensa un loghino dell'istituto in un megaprogramma con 600 film, oppure spendere gli stessi 5000 euro per una coproduzione con partner olandese di alto livello in cui la direzione artistica viene affidata al 100% all'istituto? Nel primo caso, l'istituto funge da fondo erogatore di risorse, nel secondo caso l'istituto è coprotagonista di un evento artistico maggiore. E'ovvio che per meritarsi il ruolo di direttori artistici di una coproduzione bisogna essere ferratissimi. Alcuni direttori o addetti di istituto lo sono, altri non lo sono affatto. Alcuni dirigenti non sono neanche in grado di parlare in inglese, figuriamoci se possono fare i direttori artistici. In molti casi i contrattisti si sostituiscono a direttori e addetti per promuovere eventi di questo tipo. La legge ignora tutto ciò. La legge prevede che i contrattisti facciano le segretarie o le telefoniste o i traduttori di testi scritti dai direttori. Ma spesso quei testi devono scriverli direttamente loro.

Chi fa cosa negli istituti?
Per questo dico, mettiamo finalmente sulla carta ciò che avviene negli istituti. Chi è che collabora direttamente ai progetti culturali, va alle riunioni con i partner locali, tiene addirittura conferenze, presentazioni o workshop nella lingua locale? Per svolgere questo lavoro non possiamo servirci del classico impiegato di concetto. E'evidente che una preparazione a livello di scuola media o anche liceale, sia pure di liceo classico, non può bastare per sedere a un tavolo di organizzazione di eventi culturali a fianco del direttore del Goethe-Institut o del direttore artistico di un importante teatro cittadino. Ma neanche la laurea basta, se non si dispone di una approfondita conoscenza della lingua e della cultura locale. Se non si sa mediare tra i due mondi, quello locale e quello italiano. I contrattisti in tutto il mondo sono gli esperti della mediazione perché conoscono profondamente la realtà locale e continuano a seguire con passione quella italiana.

Cosa farebbe se fosse il legislatore?
Imposterei la mia riforma degli istituti sul personale. Gli istituti dovrebbero essre dotati di un team di professionisti locali di categoria C con un coordinatore o esperto proveniente dall'Italia, con provata conoscenza del cinema, letteratura, musica e teatro e didattica della lingua italiana e naturalmente ottima conoscenza della lingua inglese (a livello ALTE C2 scritto e orale). Il team di professionisti locali dovrebbe essere selezionato localmente secondo le regole del mercato del lavoro locale, tra italiani e italianisti con conoscenza delle due lingue (italiano e lingua locale) a livello ALTE C2 e specializzazione in una delle varie discipline, letteratura, cinema, musica, teatro e didattica dell'italiano. Il ministero degli Esteri dovrebbe concedere delle sovvenzioni agli istituti sulla base del loro output culturale o didattico, un po'come vengono finanziate le scuole. Ad esempio per un tot di corsisti contribuire alle spese per il docente, per l'organizzazione di un festival di cinema contribuire alle spese di trasporto e assicurazione dei film e lasciare all'istituto PR e pubblicità, stampa materiale promozionale, ricerca e programmazione artistica. In questa ottica andrebbero anche unificate le politiche di promozione della lingua. L'Istituto dovrebbe coordinare e gestire tutti i corsi di lingua e cultura italiana finanziati dallo stato italiano. Non si capisce perché un flusso consistente di risorse vada agli enti gestori che sono dei privati, mentre gli istituti non possono neppure assumere con regolare contratto secondo la legge locale dei docenti per i loro corsi di lingua. Il team locale con il coordinatore esperto dall'Italia dovrebbero assumere personale di segreteria o amministrativo a seconda delle reali necessità dell'istituto, per chiarire: non dei generici esecutivi o ausiliari, ma addetti alla segreteria o alla reception sempre con ottima conoscenza delle due lingue. Si dovrebbero rendere gli istituti più democratici e più professionali, partendo dalla selezione del proprio personale in base a criteri di meritocrazia e prestazione, e introducendo il requisito imprescindibile della conoscenza della lingua e della cultura locale. E' impossibile promuovere qualsiasi evento culturale se non si conosce approfonditamente il tessuto in cui si opera. Per quello che riguarda la lingua è evidente che si devono concentrare tutte le risorse sull'istituto e dare la possibilità all'Istituto di assumere in loco docenti e coordinatori linguistici laureati e con ottima conoscenza dell'italiano (madrelingua) e della lingua locale. E'possibile trovare in loco personale con queste caratteristiche. Io stessa dal 1992 coordino i docenti dell'istituto e posso affermare con orgoglio che i nostri migliori docenti, che hanno fatto esperienza presso l'istituto, sono stati assunti successivamente dall'Università di Amsterdam o da licei e altre istituzioni scolastiche locali. Ai docenti dell'Istituto si dovrebbe dare la possibilità di formarsi e aggiornarsi, possibilità che viene offerta attualmente solo ai docenti degli enti gestori.

Ruolo dei Comites
Per quanto riguarda gli italiani all'estero è chiaro che parliamo di una realtà in continua evoluzione, per cui è necessario che gli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero, Comites e parlamentari direttamente eletti, mantengano costantemente il contatto con la propria base. Purtoppo non sempre i Comites seguono direttamente come dovrebbero le politiche italiane all'estero, a loro spetterebbe di valutare e seguire con attenzione l'attività degli istituti ad esempio. Non sempre lo fanno. Qui in Olanda non credo che i Comites abbiano mai esaminato criticamente l'attività degli istituti e proposto iniziative culturali destinate agli italiani all'estero... E comunque i Comites non sono abbastanza vicini agli italiani come dovrebbero. Attualmente si limitano ad approvare i bilanci degli enti gestori, a volte anche in situazioni di conflitti di interessi, perché un membro dei comites non può allo stesso tempo essere un collaboratore fondamentale di un ente gestore...

Chi sono gli italiani all'Estero?
Non c'è un italiano tipo, ma ci sono tanti tipi di italiani all'estero. Se analizziamo anche i recenti risultati elettorali, potremo avere un quadro chiaro del variegato mondo degli Italians nel mondo. Dei 20.240 elettori italiani in Olanda alle ultime politiche ha votato il 36,25 %, una buona media, di essi il 57,5 % ha votato per l'Unione, il 30,7% ha votato per la CDL e il 5,7 % è andato a Italia dei Valori. Non credo che la mobilità temporanea sia di portata superiore a quella stabile di giovani italiani che comunque continuano a emigrare in Olanda. Non dimentichiamo le difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro per i giovani laureati in Italia, e sporattutto per chi cerca la possibilità di allargare i propri orizzonti. Un'altro fenomeno migratorio da non trascurare è quello dei giovani omosessuali che emigrano in Olanda allo scopo di vivere con maggiore libertà la propria vita sessuale ed eventualmente sposarsi o formare una famiglia.

Concorsi
Nel 2002 ho partecipato al concorso per addetti e coordinatori linguistici di istituto di cultura. Il mio direttore di allora mi ha apostrofato sarcasticamente: "Ma che fa dott. Terribili, vuole vincere il concorso per un lavoro che fa già?" Credo che il messaggio non necessiti ulteriori spiegazioni. Ora è stato bandito un altro concorso, andrò a farlo tanto per godermi lo spettacolo di questi megaassembramenti di aspiranti, in questi bellissimi palazzi kafkiani neoclassici di Roma, dove migliaia di speranzosi vedono naufragare le loro speranze perché non sapevano "chi era l'architetto della Rinascente?" oppure non ricordavano con che materiale Lucio Minguzzi avesse realizzato la sua statua l'Artista. E poi vorrebbero farti credere che studiandoti i manuali di quiz, nozionismo sterile all'ennesima potenza, tu potresti avere qualche chance in più tra gli altri 2000 concorrenti? Mi dispiace, non sopporto il format alla Gerry Scotti, a Trivial Pursuit di solito vinco ma solo per inerzia, mi rifiuto categoricamente di studiare manuali di quiz. Preferisco intrattenermi con il manuale sul testing in relazione al quadro europeo di riferimento, mi interessa molto di più occuparmi della verifica delle abilità linguistiche a cura del Prof. Vedovelli. E' evidente che non farò mai carriera. Il concorso per 20 posti di addetto di un Istituto di Cultura a cui partecipano 3000 persone è semplicemente un'assurdità. Oltreché, mi dispiace dirlo, non credo che nessuno in Italia si fidi più della regolarità di detti megaconcorsi.....chi ci crede ancora alzi la mano per favore.

Stipendio
In quanto contrattista di concetto guadagno 3520,20 euro lordi al mese (2586,89 netti). Non sembrerebbe poco, però bisogna considerare che non c'è una tredicesima, che devo pagare a mie spese l'assicurazione sanitaria e che il datore di lavoro non prevede nessun fondo pensionistico. Il che significa che ogni mese devo risparmiare per costruirmi una pensione. Poi consideriamo anche che lo stipendio resta fisso per anni, che non ci sono scatti automatici e che un docente con compiti di coordinatore in Olanda ha un trattamento migliore del mio. Un altra discrepanza è costituita dal fatto che un addetto di istituto che svolge i miei stessi compiti guadagna il doppio, per non parlare poi del direttore di istituto che guadagna molto di più di un parlamentare olandese.... Anche per questo motivo ritengo che gli istituti dovrebero essere costituiti da personale specializzato locale che svolge il lavoro di programmazione culturale e didattico e dall'Italia devono arrivare degli esperti che collaborano con questo team di professionisti locali. Secondo me si risparmierebbe notevolmente sui costi!

Mansioni superiori
Le mansioni superiori per i contrattisti sono all'ordine del giorno. Il contrattista ambizioso si trova spesso di fronte al dilemma: se mi chiedono di andare a tenere una conferenza sul cinema italiano in diverse città, a nome dell'istituto, devo rifiutarmi? Devo dire "non sono capace, chiedetelo al direttore o all'addetto"? E'ovvio che i contrattisti più preparati e colti accettino di andare a rappresentare il proprio istituto. Sbagliamo noi? Queste sono mansioni superiori che nel normale mondo del lavoro dovrebbero dar luogo a scatti di carriera, a un riconoscimento giuridico...negli istituti di cultura non è cosi`. "Sei andata a fare la conferenza? Brava. Ti sei divertita? Avresti dovuto rifiutare. Non ti spetta: tu sei solo un'impiegata di concetto, una segretaria, tutt'al più una traduttrice. Non ti montare la testa. torna a cuccia".

Carriera
Per i contrattisti di Istituto di Cultura la carriera non esiste. Non ci sono corsi-concorsi, formazione, corsi di aggiornamento, nulla. Di recente è arrivato l'invito dell'Università per Stranieri di Siena per un corso per somministratori di esami CILS. Ho fatto presente al mio direttore che in Olanda io sono l'unico docente che somministra esami CILS dal 1996. Quindi mi sembra che potrei avere il diritto di partecipare al corso a carico dell'Istituto o no? Oppure devo pagarmi il viaggio e la quota di iscrizione da sola, l'hotel a Siena, e utilizzare anche un paio di giorni del mio congedo ordinario? Devo vedere questo corso come una vacanza? il colmo è che io sono talmente gasata del lavoro che sarei anche disposta a farlo durante le mie vacanze, ma questo veramente non è giusto, credo.

Battaglia sindacale
Non sono un ego-tripper, anche se ho la vocazione al protagonismo, che male c'è? Credo che le battaglie debbano sempre essere condotte come categoria, tenendo conto del fatto che ci sono diverse categorie, tutte legittimamente in concorrenza per la propria affermazione. La battaglia deve essere leale, bisogna nutrire degli ideali, battersi per un migliore futuro per una comunità e non per se stessi. Oggi esiste un dualismo tra personale di ruolo e personale a contratto, e spesso noi contrattisti tendiamo a vedere il personale di ruolo come i nostri nemici o concorrenti. E il personale di ruolo ci ricambia spesso con la stessa diffidenza, noi saremmo degli usurpatori. Questo è sbagliato. La riforma degli istituti deve procedere attraverso un dialogo tra le parti, nel rispetto della reciproca professionalità. Per questo parlo di team in cui esiste una componente locale di professionisti e una componente italiana che lavorano insieme allo stesso progetto su un piano di parità. Il terreno di scambio e di confronto deve essere quello sindacale. Da anni sono iscritta alla CGIL e ho anche fatto parte del coordinamento estero. Inoltre faccio parte di Italia dei Valori e mi sono anche candidata alle ultime elezioni ottenendo ben 1396 preferenze (in Olanda IdV ha ottenuto ben 415 voti alla Camera). Credo nella battaglia politica per la democrazia dentro e fuori delle istituzioni, la trasparenza, la legalità, la meritocrazia e la lotta alla corruzione. La mia passione politica è fortissima e si rispecchia giornalmente nel mio lavoro e nelle mie battaglie sindacali.

Solidarietà tra contrattisti
Mi fa molto piacere che dopo tanti anni di battaglie ignorate dai media finalmente ci sia un serio interesse da parte della stampa specializzata per la nostra categoria. Sono grata ai compagni con cui condivido fatiche e speranze da anni, in particolare Beppe Scorsone a Monaco, Udo Verda e Cristina Rizzotti e tutti gli amici del coordinamento contrattisti. Vorrei ricordare anche due nostri compagni recentemente scomparsi: Antonio Quarta di Colonia con il quale ho organizzato un concerto e conferenza di Francesco Guccini ad Amsterdam nel 1998, un evento epocale a cui hanno partecipato 400 italiani e Flavio Varli, un caro collega di istituto e Consolato, attivissimo nel sindacato, nelle RSU e in tutte le battaglie per l'emancipazione dei contrattisti. Con Beppe e con il coordinamento siamo in strettissimo contatto telematico e ci siamo finalmente conosciuti di persona a Berlino, lo scorso novembre. Ma ho anche svariati e ottimi contatti con direttori, addetti di istituto e lettori di ruolo e anche con loro c'è un rapporto di stima e collaborazione. Io ho fiducia. La solidarietà di categoria unita a una filosofia politica forte e trainante, ci aiuterà nelle nostre azioni. Come dice Claudio Magris, manteniamo una buona dose di disincanto, ma non rinunciamo a credere nell'Utopia! News ITALIA PRESS

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