domenica 4 febbraio 2007

Sgarbi: difendo Gae Aulenti. Lo scandalo giapponese è a Firenze

LA LETTERA

Corriere della Sera, 4 febbraio 2007
Caro Direttore, la reazione, non nuova, e forse esagerata, di alcuni giapponesi colti, e in particolare di Tsuneo Watanabe, editore di uno dei grandi giornali di Tokyo, contro la vistosa sede dell'Istituto di Cultura italiano progettata da Gae Aulenti in perfetta discontinuità con gli altri edifici del quartiere, secondo un metodo che l'architetta ha sperimentato anche a Milano, non mi dà spunto a riaprire una polemica che il ministro degli Esteri D'Alema ha prudentemente e saggiamente contenuto; ma ad auspicare una giudiziosa simmetria. La reazione giapponese davanti all'opera italiana resta, benché emblematica, tardiva. E mentre non si può che essere compiaciuti dell'attività dei nostri architetti all'estero, è opportuno preoccuparsi della sempre più frequente presenza di architetti stranieri in Italia, con una debolezza per le «grandi firme». Accade spesso, però, che essi agiscano, ben peggio di Gae Aulenti a Tokyo, nella totale indifferenza per i contesti urbani. Sarà difficile perdonare agli amministratori romani e ai responsabili del ministero per i beni culturali l'orribile teca di Meier per l'«Ara Pacis» (Settis mi ricorda che, quando gli fu affidato l'incarico, l'architetto Meier pensava genericamente a un altare, ignorando cosa fosse l' «Ara Pacis»).
Ma oggi l'emergenza è ancora più grave e si vorrebbe un Watanabe italiano con la forza di un gruppo editoriale che, finché si è in tempo, iniziasse una campagna di comunicazione, certamente condivisa da tutti i fiorentini, per impedire il nuovo orrore minacciato da un giapponese agli Uffizi: famigerata pensilina dell'architetto Arata Isozaki per l'uscita degli Uffizi. Una rete da materassi, fuori scala, alta 37 metri, a ridosso di una delle più importanti architetture del Cinquecento a Firenze: le Logge del Vasari.
Lo Stato e il ministero autorizzano la città di Firenze, dopo un grottesco concorso internazionale, ciò che qualunque Soprintendenza proibirebbe, senza discutere, al privato proprietario di un Palazzo rinascimentale o barocco, o di una villa. Immaginate una pensilina di 37 metri davanti alla Rotonda di Palladio, proprietà del Conte Valvarana, o nel Giardino di Villa Albani a Roma. Una inconcepibile eresia. Lo Stato concede a se stesso quello che vieterebbe al privato, con un abuso e una violenza pagata con i soldi dei cittadini. Mi sembra incredibile che il ministro Rutelli, dopo aver voluto, fra mille critiche, la nuova copertura dell'Ara Pacis, voglia compiere un altro delitto senza investirne neppure il Consiglio Nazionale del ministero presieduto da Salvatore Settis. Qualunque persona di buonsenso avverte la gravità di questa nuova ferita nel centro storico di Firenze, dopo un lungo dibattito che sembrava averla scongiurata. Un giapponese si ribella alla discutibile opera di un architetto italiano. È arrivato il momento che gli italiani reagiscano all'insensato progetto di Isozaky che, per ricordare le parole di Federico Zeri, «conosce Firenze come io conosco il Tibet, dove non sono mai stato». Mi auguro che l'incidente occorso a D'Alema a Tokyo apra gli occhi sullo scandalo giapponese che minaccia l'Italia.

Nessun commento: