venerdì 25 maggio 2007

"MIRACOLO" ALLA FARNESINA: GINO MAROTTA ALLA PRESENTAZIONE DEL NUOVO PIANO DEL MAE PER PROMUOVERE L’ARTE ITALIANA ALL’ESTERO

IL DIRETTORE GENERALE LA FRANCESCA: ORA GUARDIAMO ALLA CREATIVITÀ MODERNA

Gino Marotta

ROMA\ aise\ 25 maggio 2007 - "Il fatto che la promozione culturale sia una priorità ed una carta preziosa per il Paese e per la diplomazia italiana è un concetto ormai acquisito". Ma che oggi tale promozione abbia un più chiaro obiettivo strategico e che questo guardi soprattutto alla valorizzazione dell’arte contemporanea o, meglio, della "creatività moderna", questo lo ha annunciato stamattina il Direttore Generale per la Promozione Culturale della Farnesina, Gherardo La Francesca, in un incontro organizzato alla Nuova Fiera di Roma, in occasione del Forum PA.
"Nuove strategie per la promozione culturale, con particolare riferimento alla circuitazione delle mostre" era il tema intorno al quale si è svolta la conferenza, che, non a caso, ha visto la presenza, tra gli altri, di Lorenzo Canova, co-curatore assieme a Calvesi della Collezione d’Arte Contemporanea della Farnesina, e di Renato Miracco, che da tempo ormai collabora con il Ministero proprio per portare le mostre organizzate dalla Direzione generale anche all’estero. Ma soprattutto era presente oggi, accanto a loro, Gino Marotta, uno degli artisti che più ha contribuito con i suoi importanti prestiti ad arricchire la Collezione.
È stato Marotta, che, vale forse la pena sottolinearlo, è uno dei più grandi rappresentanti dell’arte italiana del XX e del XXI secolo, a denunciare "l’indigenza culturale della classe politica italiana, senza distinzione di schieramenti, dal dopoguerra ad oggi". Troppo a lungo, ha sottolineato il Maestro, critici e politici si sono macchiati di "analfabetismo culturale", hanno assistito alla "colonizzazione culturale degli Stati Uniti, dimenticando quanto l’Italia ha insegnato agli americani". E così oggi un artista come Rauschenberg, americano di nascita, certo, ma formatosi in Italia negli anni in cui la Scuola di Piazza del Popolo era un "santuario internazionale" intorno al quale gravitavano artisti di ogni angolo del mondo, "può vendere i suoi quadri a 9 milioni di euro ed io no", perché "non ho il mio Paese dietro le spalle".
L’Italia, insomma, può e deve recuperare il suo primato culturale. Marotta ne è convinto e pure la Direzione generale del Ministero degli Esteri, l’unico tra i dicasteri, ha aggiunto emozionato il Maestro, che "ci sta aiutando", perché ha compreso che "all’arte italiana deve essere riconsegnata quella dignità che merita".
Sironi, un "gigante". Il futurismo, un movimento che non può essere messo da parte solo perché associato al fascismo: ad esso si deve "una rottura artistica e ideologica" che non ha precedenti nel XX secolo. Certo, ha detto ancora Marotta, "abbiamo perso la guerra" ed anche l’arte ne ha pagato le conseguenze, "questo va detto", ma è ora di "toglierci l’anello dal naso", di guardare avanti. Ed è quello che la Farnesina, con la sua Collezione e la sua strategia di promozione dell’arte italiana all’estero, sta facendo con passione.
"Le idee camminano sulle gambe delle persone e senza Umberto Vattani tutto questo oggi non ci sarebbe stato", ha voluto ricordare questa mattina un emozionato Marotta. Si deve infatti proprio all’allora Segretario generale Vattani la creazione, nel 2001, della Collezione d’Arte Contemporanea della Farnesina, che raccoglie oggi, grazie alla formula del comodato d’uso temporaneo, una selezione di opere del Novecento italiano degna delle più importanti sedi museali: Afro, Balla, Boccioni, Burri, Carrà, De Chirico, Guttuso, Paladino, Plessi, Sironi, Vedova e, naturalmente, Marotta, solo per citarne alcuni.
Da subito, non appena è partita questa avventura, il Ministero degli Esteri ha colto ogni occasione per far conoscere questo patrimonio anche al di fuori del ristretto ambito degli addetti ai lavori e del territorio nazionale. Negli ultimi anni le opere più significative della Collezione sono state presentate alla Triennale di Milano, a Venezia, e poi in India, Giappone e nei Balcani. Sempre utilizzando quello strumento unico della nostra diplomazia che è la rete all’estero degli Istituti Italiani di Cultura.
Il nuovo piano strategico del Mae intende valorizzare il loro potenziale, per renderli sempre più protagonisti "qualificati e autorevoli" della promozione della cultura italiana all’estero. Per questo, ha spiegato La Francesca, nei mesi scorsi è stato avviato un primo ciclo di otto incontri con altrettanti direttori di Istituti, ai quali è stato chiesto quali siano i settori ritenuti "prioritari" per ulteriori iniziative di promozione. E la risposta, ha detto il direttore del Mae, "è stata univoca": all’estero aumenta la domanda di "contemporaneità". Ciò non vuol dire, ha precisato, dimenticare "tradizione e cultura antica", ma anzi creare un "nesso" tra quel passato ricco e unico che caratterizza la nostra storia e "ciò che siamo ancora in grado di fare", in due parole la "creatività moderna". Questo è "l’obiettivo strategico che ci siamo posti e al quale vogliamo rivolgere il nostro sguardo", spaziando dall’arte al design all’architettura e, perché no, alle nuove tecnologie.
È un obiettivo ambizioso per realizzare il quale, ha ammesso La Francesca, sarebbe auspicabile poter disporre di ulteriori risorse, ma intanto occorre ottimizzare quelle esistenti ed applicare anche alla rete diplomatica un concetto economico di scala: quello della "efficienza".
L’efficienza si tramuta a sua volta in "circuitazione". È questa la parola magica della promozione culturale italiana all’estero: "la circuitazione consente infatti di realizzare eventi di maggior impatto, ripartendone i costi fissi su diverse sedi". L’esperienza maturata in questi ultimi anni dimostra che si tratta di una scelta vincente: vi sono al momento 12 mostre in fase di circuitazione e, accanto ad esse, il "caso esemplare" dell’esposizione che, partita il 4 maggio scorso, porterà in circa 20 Paesi un centinaio di opere della Collezione d’Arte della Farnesina.
Vincente è anche l’idea, portata avanti da Renato Miracco e già realizzata in diverse occasioni, che la circuitazione non debba essere "statica" bensì "dinamica", che cioè ogni mostra si debba confrontare con la realtà locale, mostrando così l’influenza che anche nel codice contemporaneo possiede l’arte italiana.
Le sfide del futuro non si possono però affrontare senza fare i conti con le nuove tecnologie ed in special modo con Internet. Per questo nel piano strategico della Direzione generale per la Promozione Culturale hanno trovato spazio due importanti e, in un certo senso, rivoluzionarie iniziative.
La prima è stata presentata oggi dal regista Stefano Scialotti, cui si deve la "direzione artistica" del nuovo sito www.collezionefarnesina.com: una vera e propria visita guidata nella Collezione che si dipana tra i corridoi e le sale della nostra diplomazia. Il sito internet è stato studiato per far sì che l’accesso alla collezione da parte del visitatore generi un "impatto razionale", prima, con la mappa delle opere, e un "impatto emotivo", poi, con dei brevi video che le illustrano. Solo allora chi lo vorrà potrà anche consultare più consistenti approfondimenti ipertestuali.
È sempre su internet e precisamente all’interno della nuova piattaforma informatica di "Second Life" che la Farnesina ha aperto, prima istituzione pubblica nel mondo, un Istituto di Cultura virtuale, che, a costi estrememente contenuti - pochissime centinaia di euro -, in meno di due mesi ha conquistato 13mila visitatori ed ha già ricevuto due importanti proposte di collaborazione, grazie alle quali è stata inaugurata proprio oggi la nuova struttura architettonica che accoglie, sempre virtualmente, la sede dell’Istituto.
Si tratta pur sempre di "una vetrina di eventi reali", ha spiegato Enrico Vattani, figlio di Umberto anch’egli alla Direzione generale del Mae. E lo ha ribadito Gherardo La Francesca: "non si può sostituire la realtà concreta con quella virtuale". Quanto accade on line è, dunque, un riflesso di ciò che è stato già realizzato nel mondo dagli Istituto Italiani di Cultura e dalla rete diplomatico-consolare. Ma presto, ha aggiunto La Francesca, lo spazio italiano su "Second Life" potrebbe trasformarsi in un elemento di supporto, ad esempio, per l’insegnamento della lingua italiana o in un luogo di incontro e di scambio tra i direttori dei 90 Istituto italiani sparsi nel mondo. Gli sviluppi possibili sono tanti e tutti "nel segno della incisività".
Forse ha ragione Gino Marotta. È stato lui oggi a definire quello compiuto dal Ministero un "miracolo". E a nulla è servita la gentile ritrosia del Direttore generale La Francesca, per il quale "promuovere l’arte e la cultura italiana all’estero è solo il nostro mestiere. È il nostro lavoro" ed è un "lavoro facile perché abbiamo alle spalle un patrimonio immenso che poche culture possono vantare". Eh no! Marotta non ha mollato: "sono convinto, è un miracolo", ha ribadito sorridendo e a quel punto ha sorriso anche La Francesca. Al termine dell’incontro non ho saputo resistere all’occasione di stringere la mano ad un grande artista qual è Marotta. Poi, salutandolo, gli confessato: "è come ha detto lei, è un miracolo". (raffaella aronica\aise)

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