venerdì 7 settembre 2007

Zulian: "Coggiola, sugli IIC bisogna ragionare in altri termini"

"SUGLI IIC ALL’ESTERO BISOGNA RAGIONARE IN ALTRI TERMINI, CARO COGGIOLA"
di Antonio Zulian

Italia chiama Italia, 6 settembre 2007
Non vorrei che questa mia venisse interpretata come una risposta polemica alle obiezioni mosse dal signor Coggiola al mio precedente articolo. Niente affatto, è solo un ulteriore contributo alla discussione complessiva concernente l’andamento –patetico – che in questi ultimi tempi ha coinvolto gli Istituti Italiani di Cultura all’estero, anche se, ad onor del vero, certe stramberie ne sono sempre successe.

Caro Coggiola, molti altri casi di “eliminazioni” ingiuste potrei raccontarle, a proposito di Direttori. Ma anche di giuste. Insomma, un Direttore non sempre piace a tutti, anzi spesso capita che piaccia a chi ha la stessa tessera di partito o di sindacato, anche se questo sindacato, il più delle volte la Cgil, non guarda in faccia proprio nessuno. “Elimina” anche un suo tesserato, se è il caso, ovvero, se il suo sloggiamento gioca a favore del discorso politico complessivo. In specie se chi è al governo vuole sistemare qualcuno di particolarmente caro. Ma il nocciolo della questione è questo: non è con processi sommari ed epurazioni che si migliora lo stato degli Istituti in parola. A meno che non si voglia fare di questi Istituti qualcos’altro di particolarmente misterioso; oppure, che della Cultura vera e propria si voglia fare uno specchietto per le allodole . Mi segue? Dunque, per migliorare la situazione, dicevo, esistono anche altre armi: ad esempio, l’attenzione al rispetto delle norme, la formazione, le competenze del personale. Se i fini sono trasparenti, vedrà che anche l’azione amministrativa sarà trasparente. Una griglia di valutazioni dei funzionari –che ricordiamo, non si tratta di dirigenti soggetti a spoil-system - forse dovrebbe partire da una valutazione generale dello stato dell’istituzione, delle sue potenzialità, che dovrebbero essere comunicate al funzionario in partenza, con aggiunti i desiderata dell’amministrazione a riguardo della sede in cui il funzionario si reca.

Lei mi fa notare, Coggiola, che l’Ambasciatore di Atene, a proposito di differenza del prodotto offerto dall’Istituto allora guidato dal Dr. Molisani, offriva la mostra di Caravaggio ecc. mentre il Direttore solo conferenze e via dicendo. Insomma, robetta. Ma ha chiesto all’Ambasciatore quanto ha speso per i suoi prodotti, di quali collaborazioni in alto loco ha goduto? E ha chiesto poi al Dr. Molisani quanto personale aveva, che tipo di corsi organizzava, quanto spendeva per la sede e quanto gli passava lo Stato per le sue manifestazioni? Si sarebbe accorto delle incredibili pagliacciate di cui il nostro Stato è capace. E ai cui danni il popolo italico deve continuamente por rimedio, pagando profumatamente doppioni e triploni che non servono a nulla se non a mettere i bastoni tra le ruote a quel povero diavolo di Direttore che, mal protetto magari, o con scarsa tessera in tasca, riceve certamente un lauto stipendio, ma santo Iddio… Lo vogliono sempre spostare, lo vogliono. Per fare posto al Coccolo di casa, naturalmente. Ci siamo capiti? Orbene, l’invio all’estero dei Direttori d’Istituto dovrebbe essere sottoposto a dei criteri che attualmente mancano; quelli di nomina, ad esempio, che prescindono spesso da competenze (addirittura da quelle linguistiche), e che spesso autorizzano partenze improvvise al di fuori delle liste ufficiali. Perché succede questo?

Non conosco personalmente il Dr.Molisani, ma so per certo che su di lui venne emesso un giudizio abbastanza sommario e prevenuto. Tuttavia, mancando a lei e a me determinati elementi circa le reali possibilità del Molisani e dell’Ambasciatore di cui mi parla, non posso emettere un giudizio. Come non lo può emettere lei, caro Coggiola. So soltanto, però, che l’amministrazione mancò alla propria correttezza, quando scelse di non concedergli, senza alcuna valida giustificazione, il trasferimento richiesto. Ma ripeto, non è con la delazione e gli attacchi sistematici che si cura un’istituzione. Se su un funzionario si hanno dei dubbi, si deve procedere con chiarezza e con obiettività. Ma si deve anche, credo, guardare alla sua situazione di partenza, cioè alle competenze che ha, i risultati raggiunti in base al suo budget. Ma soprattutto, a questo esame deve procedere qualcuno che conosca l’attività del funzionario, qualcuno che non sia coinvolto nei problemi della sede, e che non abbia alcun interesse al di fuori di quello dell’amministrazione. Che come lei sa, possiede le armi della sanzione e del richiamo. Cui però i dipendenti possono rispondere ai termini di legge.

Coggiola, le pongo una domanda e concludo: per quale ragione, se la gestione Molisani era così cattiva, il ministero scelse di negargli il trasferimento –al termine dei 5 anni di servizio- anziché procedere ad una sanzione?

Per sua conoscenza e quella di tutti i nostri incliti lettori, oggi ad Atene siede la compagna di un ministro della carriera diplomatica in pensione, già Direttore generale delle Culturali. Ho quindi motivo di credere che la nuova Direttrice non avrà problemi analoghi a quelli del predecessore. Ne conviene?

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