martedì 11 dicembre 2007

Bonsignore sponsor del «pensatoio» Hera

L' europarlamentare ritorna sulla scena
di Caizzi Ivo

(10 dicembre, 2007) - Corriere Economia
Una polemica pubblica in un party a Bruxelles, organizzato dal vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini, ha fatto riparlare di un personaggio che nella capitale belga da anni manifestava con grande discrezione la sua notevole influenza di finanziere e di eurodeputato dell' Udc. Si tratta di Vito Bonsignore, che finì sui giornali negli anni di Tangentopoli e nell' ambito delle scalate bancarie dei "furbetti del quartierino". La holding belga della famiglia di Bonsignore, la Gefip, è emersa tra gli sponsor di Hera, un nuovo «think tank» italiano fondato da Pia Luisa Bianco, nominata direttore dell' Istituto italiano di cultura di Bruxelles dal governo Berlusconi e poi sostituita dall' esecutivo Prodi. La settimana scorsa Frattini ha ospitato nella sede della Commissione europea un ricevimento per annunciare e lanciare la nuova iniziativa della Bianco. L' ambasciatore d' Italia presso l' Ue, Rocco Cangelosi, ha fatto un discorso parlando di «primo think tank italiano a Bruxelles», come del resto rivendicava il depliant della Hera. Ma è stato bruscamente interrotto da una ascoltatrice, che gli ha ricordato l' esistenza di altri organismi italiani a Bruxelles. In particolare si riferiva al Cipi di Paolo Raffone, che aveva fissato un incontro-stampa lo stesso giorno e se lo era visto oscurato dal contemporaneo evento di Frattini. Cangelosi si è subito corretto con consumata diplomazia. In un clima di percepibile imbarazzo vari presenti, inizialmente interessati più allo champagne che ai futuri studi e ricerche della Bianco, si sono scatenati a scambiarsi le voci sugli appoggi politici a questi due «think tank» italiani. E' trapelato che il Cipi ha ospitato la nascita del «Comitato di Bruxelles per Enrico Letta», promosso dall' eurodeputato ex ds Gianni Pittella per le primarie del Partito democratico. Tra gli sponsor di Hera, oltre alla Banca Di Roma (Unicredit) e Montepaschi, spiccava la Gefip Holding della famiglia di Bonsignore, a cui fanno capo attività finanziarie e imprenditoriali (soprattutto nelle costruzioni). L' eurodeputato Vito, originario di Bronte in Sicilia, 64 anni, partì a 18 anni per Torino, dove fece carriera nel settore autostradale e divenne il principale parlamentare di riferimento in Piemonte dell' allora potente dc Giulio Andreotti. Le vicende di Tangentopoli lo coinvolsero. Una condanna penale lo bloccò. Preferì così concentrarsi a fare affari lontano dai riflettori. Ma non accettò l' oblio politico a vita. Nel 2004 è stato eletto con l' Udc nell' Europarlamento, insieme a vere star di Tangentopoli come l' andreottiano Paolo Cirino Pomicino e il craxiano Gianni De Michelis. Nelle aule di Strasburgo e di Bruxelles non ha ancora attirato grande attenzione. I giornalisti che seguono l' Ue spesso non ne conoscono l' influenza. Molti in Belgio non sanno che la Gefip ha incassato con le scalate finanziare e trattato nelle costruzioni con big come i gruppi Gavio, Ligresti e Caltagirone. Bonsignore, nel suo sito, si è ispirato al «Questionario» dello scrittore Marcel Proust per raccontarsi in una auto-intervista, dove non cita mai il denaro e gli affari, che sembrano una caratteristica dominante nella sua vita. Non ha nascosto comunque il suo passato controverso. E ha indicato, come giorno più triste della sua vita, quello in cui i giudici gli hanno «confermato una condanna ingiusta».

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