giovedì 24 luglio 2008

Frattini a difesa dell'italiano "Diventi lingua di lavoro nella Ue"

Il ministro degli Esteri: "Abbiamo il diritto di veto, anche da soli possiamo opporci"
La commissione ha limitato a tre gli idiomi per limitare i costi delle traduzioni


la Repubblica, 22 luglio 2008
ROMA - "Se verranno pubblicati bandi o brevetti europei in tre lingue, l'Italia potrà dire di no, anche da sola. Abbiamo anche il diritto di veto...". Il ministro degli Esteri Franco Frattini, si schiera con l'italiano. E risponde così a chi gli chiede che atteggiamento avrebbe il governo davanti a una sempre maggiore applicazione della prassi europea delle tre lingue di lavoro: inglese, francese e tedesco. "L'Italia si sta battendo con forza affinché almeno l'italiano e lo spagnolo siano affiancate a inglese, francese e tedesco come lingue di lavoro nell'Unione europea" dice Frattini.

La limitazione linguistica è legata alla crescita esponenziale dei Paesi membri. La Commssione europea ha circoscritto a tre le lingue di lavoro, mentre al Parlamento non ci sono limiti. E i costi di questa babele di idiomi sono sotto gli occhi di tutti. Circa quattromila interpreti, per un costo stimato in quasi un miliardo di euro all'anno e una media di una settimana per tradurre un documento in tutti gli idiomi. Senza contare il rischio che il diluvio di traduzioni porti alla perdita di informazioni e a differenze tra i vari testi.

Già in passato i governi italiani hanno richiamato i ministri e le istituzioni comunitarie a fare attenzione all'uso dell'italiano nelle riunioni europee. In particolare quelle informali dei consigli dei ministri dove le lingue di lavoro sono l'inglese e il francese, con l'aggiunta della lingua della presidenza di turno. Talvolta, però, viene utilizzato anche il tedesco, come avviene negli incontri periodici dei rappresentanti permanenti dei paesi dell' Ue. Cosa che l'Italia ha sempre contestato.

Recentemente era stato lo stesso Berlusconi a porre la questione, chiedendo una maggiore attenzione sull'uso dell'italiano nelle riunioni europee. Richiesta a cui il portavoce del commissario europeo al multilinguismo aveva replicato dicendo che la decisione è competenza del Consiglio e della presidenza di turno.

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