lunedì 21 luglio 2008

Ue, parte il piano per la difesa dell’italiano

Gli interventi del governo contro il trilinguismo della Commissione. A ottobre convegno a Bruxelles

Corriere della Sera, 21 luglio 2008
Il governo Berlusconi sta promuovendo vari interventi per difendere l'uso della lingua italiana nell'Unione europea. L'obiettivo è ridurre il vantaggio competitivo ottenuto da Gran Bretagna, Francia e Germania da quando hanno fatto attribuire una posizione di privilegio al trilinguismo (inglese, francese e tedesco) soprattutto nelle attività della Commissione europea. A Roma hanno capito che il «sistema Paese» ora è penalizzato perfino quando le piccole imprese vogliono concorrere agli appalti comunitari o i connazionali entrano in competizione con chi è di madrelingua inglese, francese o tedesca per le assunzioni e le carriere nell'euroburocrazia.
Un passo ufficiale di questa strategia si annuncia il convegno organizzato nella capitale belga dal locale istituto italiano di cultura per il 21 ottobre prossimo. Prevede la partecipazione delle principali entità impegnate nella promozione della lingua italiana nel mondo, come le Università per stranieri di Perugia e di Siena, 1'Accademia della Crusca e la Società Dante Alighieri. «Farà un po' da Stati generali», dichiara il direttore dell'Istituto di cultura di Bruxelles Giuseppe Manica. Intanto il nuovo vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, ha già imposto l'italiano come lingua di lavoro del suo gabinetto. Ma è principalmente il ministero degli Esteri, guidato dall'ex vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini, a essere chiamato a seguire l'esempio di Francia e Germania, da tanti anni impegnate a difendere le loro lingue in Europa e a frenare l'avanzata dell'inglese: Obiettivi immediati appaiono le riunione informali dei ministri organizzate dalla presidenza francese di turno dell'Ue. Berlusconi ha chiesto di disertarle qualora non sia previsto l'interpretariato attivo e passivo in italiano.
Il premier ha minacciato questa e altre drastiche misure in una lettera ai suoi ministri, rivelata dal Corriereil 13 luglio scorso, in cui li sollecita a impegnarsi tutti con le rispettive amministrazione nella «battaglia a difesa dell'italiano». Berlusconi ha ribadito l'assenza di una base giuridica dietro la prassi della Commissione europea di privilegiare il trilinguismo (assegnando a inglese, francese e tedesco l'ambiguo status di lingue «dí lavoro» o «di procedura»). I Trattati e il Regolamento n. 1 del 1958 garantiscono parità di trattamento a tutte le lingue ufficiali dell'Ue. Da Palazzo Chigi hanno indicato ai ministri di agire in accordo con la Spagna del socialista Jósè Luis Zapatero perché l'asse Roma-Madrid guida i Paesi membri impe-gnati a far rispettare il principio europeista della pari dignità degli idiomi e delle identità culturali.
L'abbandono di riunioni comunitarie è stato richiesto da Berlusconi anche in assenza della documentazione tradotta. C'è poi il caso della Schola Europaea multilinguista (finanziata con oltre 200 milioni di euro annui dai contribuenti europei). Non solo non rispetta i principi egualitari della Costituzione italiana discriminando chi non è figlio di euroburocrati, diplomatici accreditati presso 1'Ue o dipendenti Nato. Ma offre molti più posti nelle sezioni in inglese, francese e tedesco rispetto a quelle in italiano. Usa il trilinguismo nei suoi siti come nelle attività amministrative. Impone agli alunni delle sezioni italiane perfino di studiare alcune materie in inglese e in francese. Berlusconi ha ordinato ai ministri e all'apparato diplomatico di ricorrere fino alla Corte europea di giustizia ogni volta che nell'Ue non venga rispettato il principio della pari dignità dell'italiano.

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