venerdì 12 settembre 2008

La diplomazia culturale

di Alberto Bevilacqua

Corriere della Sera, 12 settembre 2008
Tutti concordi sull'opportunità di una legge di riforma degli Istituti italiani di cultura. Ma un avvertimento s'impone. La legge 401 voluta, nel 1990, da Gianni De Michelis appare inidonea ad affrontare le nuove sfide di fronte alle quali l'Italia si pone in campo internazionale. Acquista perciò significato sempre più rilevante il ruolo della nostra diplomazia culturale. La legge De Michelis provvide alla nomina politica di dieci personalità di chiara fama alla direzione di istituti culturali. La recente proposta di legge, a firma dell'onorevole Narducci, porta il numero dei «chiara fama» da dieci a venti. Ciò viene incontro alle esigenze politiche, si capisce. Ma genera una forte demotivazione negli operatori culturali: oltre a essere privati di altre dieci sedi, essi vedono svilito il loro ruolo, compromessa la loro professionalità. L'operato dei direttori di chiara fama non è stato sempre felice, considerato che la loro estrazione è quasi sempre di carattere specialistico. Non sarebbe dunque il caso di conferire ai «chiara fama» incarichi non direzionali, bensì di «esperti» con funzioni di appoggio? Direttori non si nasce, si diventa sul campo.

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