sabato 31 marzo 2012

Il professore, l'ambasciata di Buenos Aires e quel concorso vinto 19 anni dopo

La storia di Germano Grassivaro e il ruolo di addetto scientifico per il quale era stato scartato: Aveva ragione lui di Gian Antonio Stella


Corriere della Sera, 31 marzo 2012
Sia pure consumando 45 paia di scarpe, il canadese  Jean Béliveau è riuscito in undici anni a fare il giro del pianete a peidi. Germano Grassivaro per vedersi riconoscere il diritto a un posto in diplomazia, ci ha impiegato di più. Alla fine ecco il responso: aveva ragione lui. Peccato che dopo diciotto anni, nove mesi e ventisei giorni, sia ormai un anziano signore in pensione da un bel pezzo.

Avete presente la primavera del 1993? Bill Clinton vedeva per la prima volta Boris Eltsin, Arnaldo Forlani riceveva un avviso di garanzia dal pool di Mani Pulite, gli italiani abolivano a schiacciante maggioranza il finanziamento pubblico ai partiti ignari, il governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi riceveva l'incarico di formare il suo governo, lo scudetto veniva vinto dal Milan di Dejan Savicevic e Jean-Pierre Papin e la classifica marcatori da Beppe Signori. Per capirci, era tantissimo tempo fa.

Bene, il 4 giugno di quell'anno il professor Germano Grassivaro, già docente all'università di Venezia e di Padova, già impegnato nel rilancio della facoltà di Economia a Mogadiscio e in varie missioni culturali all'estero in particolare in Argentina, inoltra un ricorso straordinario al capo dello Stato. Si ritiene vittima di un'ingiustizia. Aspirava a diventare addetto scientifico all'ambasciata di Buenos Aires e alla prova di selezione, affrontata nell'ottobre 1992, è stato scartato nonostante il giudizio: «L'apposita Commissione ha apprezzato la sua eccellente preparazione. Tuttavia i requisiti richiesti hanno indotto la Commissione a designare un altro candidato». Tesi respinta dal nostro: secondo lui era invece il vincitore «a non essere in possesso dei requisiti richiesti».

Incomincia con un ricorso all'allora ministro degli Esteri Emilio Colombo, respinto con la rivendicazione di una «autonoma discrezionalità di scelta da parte del Ministero». Quindi, seguendo la procedura, fa ricorso direttamente al presidente della Repubblica, chiamato a emettere un decreto di accoglimento o rigetto in base al parere del Consiglio di Stato. Fatto questo, si mette in attesa. Telefonando di tanto in tanto per esprimere la sua crescente indignazione per i continui rinvii.

Aspetta oggi, aspetta domani, passano gli anni. Silvio Berlusconi scende in campo e fonda Forza Italia, John Major lascia l'incarico di premier a Tony Blair, Bettino Craxi si rifugia nell'esilio di Hammamet, l'Italia di Fabio Cannavaro diventa campione del mondo, Marco Pantani vince il Tour de France per poi essere travolto dallo scandalo fino a morire tragicamente...

L'unica cosa che resta immutabile nel tempo, sepolta in un cassetto, è la contestazione del nostro aspirante addetto scientifico. Il quale, paziente come San Simeone lo stilita, resta in attesa per anni, campando con la pensione da insegnante. Finché un giorno, un amico lo scuote: «Ma come, ti sei rassegnato?». E tornano alla carica: che fine ha fatto il ricorso?

Altri anni di attesa ed ecco che finalmente arriva, su carta intestata del Presidente della Repubblica, il quale non c'entra niente perché tutto il tormentone è farina del ministero degli Esteri, la risposta. Che dopo aver citato una legge del 1865, una del 1924, una del 1942 e altre ancora, dice che il ricorso è stato accolto: a Buenos Aires non doveva andarci chi ci andò, ma Germano Grassivaro.

Ma è la data sul verdetto ad essere stupefacente: 11 novembre 2011. Con comunicazione all'interessato il 5 dicembre 2011: quasi 19 anni di iter burocratico. E così, nei giorni scorsi, l'avvocato Mariano Paolin ha presentato al Tar del Lazio una richiesta danni. Professionali, economici, ma non solo. Come già ha riconosciuto una sentenza della Cassazione, «il danno esistenziale si fonda sulla natura non meramente emotiva e interiore (propria del cosiddetto danno morale), ma oggettivamente accertabile del pregiudizio attraverso la prova di scelte di vita diverse da quelle che sì sarebbero adottate se non si fosse verificato l'evento dannoso...». Insomma, se fosse andato in Argentina venti anni della sua vita sarebbero stati diversi.

Non resta che aspettare la sentenza del Tar. Sperando che non arrivi fra altri 19 anni, nel 2030. Germano Grassivaro sarebbe allora novantatreenne...http://www.corriere.it/cronache/12_marzo_31/concorso-vinto-19-anni-dopo-gian-antonio-stella_d22be376-7af4-11e1-b4e4-2936cade5253.shtml

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